I fuochi d'artificio fanno più paura della guerra


Joe aspetta un figlio, deve tornare a casa e vederlo crescere, poterlo crescere. Sono passati cinque mesi, nella tasca destra dei pantaloni mimetici porta due nastri colorati: uno rosa, uno blu. Non sa qual'è quello giusto. Ogni volta, prima di lasciare il Campus, li stringe in mano, li osserva come se attraverso loro potesse riconoscere il volto di sua moglie, poi con una lacrima in volto li rimette al proprio posto sperando non sia l'ultima volta che possa vederli. Oggi noi siano in prima fila, ognuno sa che forse non tornerà, non torneremo. Il silenzio che respiriamo, il battuto dei nostri cuori, il puzzo, tutto ci ricorda che la morte corre verso di noi. Mia madre sta gesticolando freneticamente. Continua a chiedermi se voglio uscire un po' all'aria aperta. Non fa che sussurrarmi alle spalle. Come potrei, se uscissi allo scoperto una pallottola mi attraverserebbe il cervello. Ormai siamo tutti all'interno dell'edificio, deserto. Macerie e polvere sono il nostro pane quotidiano, il sangue un po' d'acqua a terra. Siamo scoperti, nessun riparo, possiamo solo sperare che nessun soldato veda il nostro arrivo. Mio padre beve molto vino. Adesso è deciso a stappare quanti più tappi di sughero possibili prima che arrivi la mamma. Parte il primo tappo. Sono a terra. Isac è ferito. Gli occhi sono ignettati dal sangue che dalla bocca non sarebbe potuto uscire, là c'è n'era già troppo. Tutto intorno al suo corpo il sangue bagnava il pavimento sporco. Versa il vini nel calice. Il rosso riempie la visuale. Le mie mani dono macchiate del DNA di Isac mentre cerco di sentire il suo corpo vibrare di vita. La bottiglia è finita. Le buste della spesa sono sul tavolo. Un'ombra alla finestra ed è di nuovo Joe accanto a me. Dobbiamo avanzare. I Tedeschi entrano nell'edificio e ci sotterrano di proiettili. Le bottiglie sono finite e con loro anche le munizioni dei nemici. Ora hanno solo granate. Dal tavolo cade una mela. Viene lanciata su di noi una granata. Mi lancio a terra. Joe è sulla granata intento a farsi esplodere per salvare tutti noi. La mela non è esplosa, ma Joe non c'è più lo stesso. Ritrovo i nastrini nella tasca destra dei suoi pantaloni mimetici. Cosa dirò a suo figlio, i fuochi d'artificio fanno più paura della guerra.


Cactus! Spero che il racconto vi piaccia❤





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